martedì 20 gennaio 2015

SILVIA MANGO: IL MIO NOME E' PATTY BOOM BOOM - Recensione di EMME X; scheda tecnica e biografia

   VOTO 5 su 5
SCHEDA TECNICA
Autore: SILVIA MANGO
Titolo: IL MIO NOME E’ PATTY BOOM BOOM
Editore: RIZZOLI (YOU FEEL)
Data di pubblicazione: 2015
Genere: Mood EMOZIONANTE
Pagine: 119

SINOSSI
Quando un’auto in corsa si porta via la carriera e tutti i suoi sogni, Patricia Clinton, étoile del prestigioso corpo di ballo del New York City Ballet, si alza in piedi e ricomincia a danzare sul palcoscenico della vita, perché è questo che insegnano fin da piccole alle ballerine: rialzarsi, subito. 
Patty è forte, reagisce a ogni caduta, anche quando si ritrova in un mare di guai e con una condanna ai lavori sociali. Ad affiancarla nel suo percorso ci saranno il fratello e avvocato Bill, la giovane e ribelle Gia, che come tutte le adolescenti impara a crescere in un turbinio di emozioni contrastanti, e soprattutto Andre Miller, il tutor che le viene affidato. Anche con lui il destino non è stato benevolo. Affronteranno il domani insieme, rivelandosi le proprie ferite. Perché non vanno nascoste, ma valorizzate: testimoniano il passato, fanno parte del cammino di ognuno. Proprio come quei vasi orientali che, una volta rotti, vengono ricomposti con l’oro, acquistando una forza e una bellezza che prima non potevano avere.

Un romanzo corale che vi emozionerà. Una storia d’amore che si intreccia al destino di altre vite in una prova da applauso.
La mia recensione
Patty è una ragazza di ventotto anni che, attualmente, lavora come ballerina di lap dance al Cheethas Club di Los Angeles. Una sera viene quasi violentata da un attore non molto famoso, ma con gli agganci giusti. Lei riesce a difendersi colpendolo violentemente. Kevin Away, l’attore, denuncia di essere stato aggredito dalla ragazza portando la testimonianza del suo gorilla Joe.
Nessuno sembra credere alla ragazza la quale, con l’aiuto del fratello e avvocato Bill, riesce a ottenere l’affidamento ai servizi sociali dalla durata di tre mesi, l’obbligo di lasciare il lavoro, una multa salatissima da pagare e il sostegno psicologico di un tutor per gestire la rabbia.
“Gli ricordava un diamante grezzo, la pietra più dura del mondo, ma anche la più fragile.”
Così conosce Andre, soprannominato da Patty, Homo ridens. In effetti Andre è un uomo deluso dall’amore, sentimento che riversa verso sua figlia: la sedicenne Gia. Entrambi vivono l’abbandono di Kim, moglie e madre, in maniera diversa. Andre è fermamente deciso a non soffrire più per una donna. Gia vorrebbe tanto rivedere sua madre.

Andre sarà il tutor di Patty. I due entrano subito in sintonia. Patty riesce a parlargli del suo passato: la passione per la danza classica, la possibilità di diventare un étoile, i suoi sogni andati in frantumi dopo un incidente, la sedia a rotelle, l’impossibilità di ricominciare a ballare come prima a causa delle fratture alle gambe.
“Le gli disse che guardando alla propria vita si sentiva mutilata, derubata della sua grande occasione, e che tutto il resto non era altro che un riempitivo.”
Intanto Gia, aveva i suoi problemi adolescenziali. Peter era stato il suo primo ragazzo. Per lui aveva iniziato una dieta drastica, ma sapeva che non era la persona giusta per lei. Con fermezza, decide di chiudere con quella storia e voltare pagina.
Andre inizia a percepire un interesse diverso nei confronti di Patty. Questo lo confonde, gli fa paura, lo tormenta. Non si fida delle donne, non vuole ripetere l’esperienza devastante che Kim gli ha fatto vivere … eppure Patty è speciale.
“Aveva superato prove ben più difficili che affrontare una ragazza che era riuscita a scalfire le sue incertezze”.
Per rispetto sia verso Patty sia verso il suo lavoro, decide che non sarà più il suo tutor. Non può mischiare lavoro e vita privata ma, soprattutto, non può rischiare di soffrire ancora.
Una serie di eventi e circostanze porteranno Patty a fare la conoscenza di Gia. Tra le due si instaura da subito un rapporto solidale consolidato dalla comunicazione aperta e schietta.
“Anche se le loro storie erano diverse, il dolore risultava ugualmente profondo e intenso per entrambe. E i qualche modo la sentì vicina.”
La lontananza tra Patty e Andre non dura a lungo. In un momento particolare, lei sente il bisogno di contattarlo. Aveva bisogno della sua calma, della sua solidità. Era un’urgenza fisica, quasi viscerale, che le faceva male.
“Sono più a terra di una gomma bucata. Puoi passare a raccogliermi?”
Andre la accompagna in una zona asiatica. Tra l’odore di fritto e le vetrine colorate, arrivano davanti una bottega: Il coccio rotto. Andre le spiega: <<In quest’arte, gli abili maestri riparano un oggetto rotto valorizzando le crepe, riempiendo le spaccature con dell’oro>>.

“Il dolore provocato da una rottura, da un intoppo, così come le sofferenze che arrivano per una perdita o per uno scherzo del destino, fanno parte di noi. E ci rendono più forti. Le ferite non vanno mai nascoste, ma valorizzate, perché ci rendono ciò che siamo, fanno parte del nostro cammino. Non possiamo nasconderle. Non puoi fingere con te stessa che lo strappo non ci sia stato, ma puoi fare in modo che quello strappo ti renda più bella e determinata, più di quanto già lo sei.”
Questa è la storia che l’autrice Silvia Mango ci ha voluto raccontare. Una storia fragile, romantica e delicata, ma con la potenza di un uragano.
In un certo senso mi ricorda la mia storia. Non ho studiato danza classica, ma moderna e adoravo farlo. Fino a quando un incidente mi ha frantumato tante di quelle ossa che faccio prima a dire quali sono rimaste intere. E così la mia gioia di ballare è un lontano ricordo.
Forse per questo motivo la storia di Patty mi ha coinvolto. Ho visto molto di me in lei. L’autrice ha saputo narrare gli stati d’animo dei protagonisti come se fossero veri. Non erano semplici nomi scritti su un foglio digitale, ma persone reali con le loro storie, i loro tormenti, le loro debolezze e la voglia di farcela. Sì, si può ricominciare a vivere, si può ricominciare ad amare.
Forse non potrai fare le stesse cose di prima, ma un’altra passione è pronta a raggiungerti e tu, ascoltala. Non lasciarla urlare dentro di te, prestagli attenzione e vedrai che qualcosa di buono potrà accadere.
Questo è il senso del romanzo: trovare la forza di ricominciare. Esiste per tutti la seconda occasione, basta coglierla e non lasciarsela sfuggire.
Mi chiedo come  mai, l’autrice, abbia deciso di ambientare il romanzo a Los Angeles e non in Italia. Forse non c’è un motivo scatenante o forse sì, magari ce lo dirà …
La scrittura è scorrevole e le parole si susseguono fluide durante la lettura. In un concentrato di poco più di cento pagine è racchiuso un esplosivo mix di sentimento, ingiustizia, fragilità, paura e forza. Tutto sapientemente descritto e raccontato.
Mi ha colpito la delicatezza con cui sono raccontati i sentimenti di Andre. Lo conosciamo nelle sue diverse sfaccettature: come marito abbandonato, come ragazzo padre, come uomo.
Gia è una ragazza apparentemente fragile, invece dimostra grande determinazione nelle scelte più importanti. Ci dà prova di essere più matura di molti adulti.
Patty e la sua forza di lottare. Non si piange addosso, forse ha qualche rimpianto, ma la vita saprà premiarla.
E io premio la nostra autrice che, con questo racconto, si merita cinque stelle piene.
 

Biografia
Silvia Mango è lo pseudonimo di Silvia Bardesono, avvocato torinese specializzata in diritto di famiglia e minorile, impegnata nella lotta alla violenza sulle donne. Il suo primo romanzo, Tre cuori e un bebé, nel giro di pochi mesi ha scalato la classifica di vendita su Amazon, arrivando ai primi posti. Alcuni suoi racconti sono inclusi nelle raccolte La cucina dei giovani Holden, a cura di Stefania Bertola, e 100 storie per quando è veramente troppo tardi. Nella collana You Feel ha pubblicato il romanzo Lovangeles (2014) e Il mio nome è Patty Boom Bomm (2015).


2 commenti:

  1. Carissima Emme X, ti ringrazio per la bellissima recensione! Sono davvero felice che la storia di Patty e Gia ti sia piaciuta. Hai saputo cogliere il senso della storia che ho raccontato con sensibilità e intelligenza e te ne sono davvero grata. Venendo al tuo quesito, del perché ho deciso di ambientare il romanzo a Los Angeles, piuttosto che in Italia o da qualche altra parte, la risposta è semplice. Quando ho iniziato a scrivere sentivo forte il desiderio di evadere così ho pensato a una grande città, una città caotica, in cui è difficile emergere ma dove le persone hanno ancora il coraggio e la forza di credere nei propri sogni e lottare per essi. Un po' come Patty, ecco...Silvia Mango

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    1. Grazie Silvia del tuo commento. Allora Los Angeles è perfetta. In bocca al lupo per il tuo successo editoriale.

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