Autore:
Viviana Leo
Titolo:
Cuore di cenere
Editore:
Self publishing
Genere:
Narrativa/Rosa
Pagine: 301
Anno di
pubblicazione: 2017
SINOSSI
Può l’amore
diventare un incubo?
Emma se lo chiede continuamente, imprigionata in una vita apparentemente perfetta. Omar, il suo compagno, agli occhi del resto del mondo è un uomo affascinante e carismatico, ma in realtà ogni giorno, fra le mura domestiche, per Emma si trasforma in un orco.
Quanto può reggere il cuore di una donna? E soprattutto, può la dolcezza di un altro uomo far risorgere Emma dalle sue ceneri?
Emma se lo chiede continuamente, imprigionata in una vita apparentemente perfetta. Omar, il suo compagno, agli occhi del resto del mondo è un uomo affascinante e carismatico, ma in realtà ogni giorno, fra le mura domestiche, per Emma si trasforma in un orco.
Quanto può reggere il cuore di una donna? E soprattutto, può la dolcezza di un altro uomo far risorgere Emma dalle sue ceneri?
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LE IMMAGINI APPARTENGONO AI PROPRIETARI E
NON GUADAGNO DA ESSE,
SONO SOLO A SCOPO RAPPRESENTATIVO
Emma abita da
due anni con Omar, il suo fidanzato. Omar è una persona “particolare”, non
pretende molto da lei...
«Ti
chiedo poco, Emma», mi dice a denti stretti a un palmo dalla mia faccia.
«Mantenere
una casa pulita e amarmi. Solo questo.
Eppure tu fai
sempre qualcosa che mi fa arrabbiare. Lo fai apposta, vero?
Lo fai
apposta, puttana!».
La sua voce è
un crescendo.
Un ringhio sommesso si trasforma in urlo,
mentre mi
sbatte contro la parete del bagno.
Emma è diventata prigioniera di Omar e di se
stessa. La sua vita è blindata, la casa deve essere immacolata, i
cibi cotti alla perfezione e guai se dovesse esserci un granello di sale in
più; lei conta minuziosamente ogni caloria che ingerisce, perché Omar la vuole
longilinea, magra, senza un filo di grasso.
Lei, per sopportare tutto questo,
trova sicurezza nel contare. Conta
sempre i passi che muove, sa dove sta andando, conosce la distanza che
percorre e questo le dà serenità. In
casa, controlla ogni cosa almeno cinque volte, sempre. Non può permettersi una
svista, una disattenzione, altrimenti Omar la noterà e inizierà a picchiarla... anche se poi se ne pente.
Qualunque mancanza,
ovviamente, è colpa di Emma.
La ragazza ce
la mette tutta a essere perfetta, a non farlo arrabbiare, ma Omar non perde occasione per sminuirla,
dirle che è un fallimento.
Mi sento
svuotata. Mi sento donna a metà.
Perché una
donna che giace con un uomo che non la rispetta
non è una donna, ma solo l’ombra di ciò che
potrebbe essere.
Le botte passano, gli ematomi spariscono,
il dolore si sopporta, ma quando le aggressioni diventano troppo violente,
vicine quasi alla morte, Emma trova la forza di scappare. Ma dove può andare?
Da quando si è trasferita da Omar non ha più amici e ha chiuso i rapporti
persino con i suoi genitori.
Non voglio
più tornare da Omar, non voglio più stare con lui.
Nel momento
in cui ha provato a strangolarmi ho pensato di morire.
Mi sono
salvata per puro miracolo e non voglio più provare quella sensazione,
non voglio mettere a repentaglio la mia vita.
In un momento
di rabbia, Omar aveva rinfacciato a Emma che è una persona inutile e si fa
mantenere da lui: dovrebbe cercarsi un lavoro. Detto fatto, l’indomani, Emma
esce in cerca di un lavoro e lo trova in
una ferramenta. Il titolare è Mirko, un ragazzo piuttosto burbero e schivo.
Ha rovesciato
il mio mondo da quando è entrata dalla porta
del mio
negozio supplicandomi di avere un lavoro e ora
desidero
metterlo in ordine solo per lei.
Mirko, fin da
subito, ha notato la fragilità di Emma, lo sguardo spento e la paura disegnata
sul suo volto. Lei, però, ci sa fare con i clienti. È cordiale, sorridente, e
tutti i clienti le voglio bene.
Questo lavoro
dà a Emma una briciola di libertà,
la fa sentire utile e, in qualche modo, anche felice.
Mirko è
l’unica persona a lei vicino cui può
chiedere rifugio dopo essere scappata da Omar. Lui la accoglie in casa sua, non
chiede ma immagina cosa sia potuto accadere.
Grazie all’aiuto
di Maria, la madre di Mirko, Emma riesce a confidarsi, trova in loro uno
spiraglio di normalità e fiducia, ed è pronta a ricominciare una nuova vita.
Per la prima
volta dopo due anni mi sento libera.
Omar, però,
non si rassegna facilmente, la minaccia,
la insulta, la cerca disperatamente. Questo fa paura a Emma, deve sempre guardarsi le spalle e teme che Omar riesca a
ucciderla. Grazie a Mirko, inizia un corso
di autodifesa che le infonde sicurezza e l’aiuta a sapersi proteggere da
eventuali aggressioni.
Ho permesso a
un uomo di annientarmi, e forse,
questo, non
me lo perdonerò mai.
Non è
semplice mettere una pietra sul passato e voltare pagina. Non è facile fare
pace con se stessa e ripararsi. Sì, perché Emma è rotta, è stata spezzata da un uomo senza cuore.
Nel suo
cammino, però, ha incontrato due persone che le hanno offerto una seconda vita,
una seconda opportunità. Mirko e sua madre le sono stati d’aiuto più di
chiunque altro e lei non può lasciarsi sfuggire questa occasione.
È la mia
boccata di ossigeno dopo aver trascorso tanto tempo sott’acqua.
Emma è un
personaggio con cui il lettore instaura subito una grande empatia. Prima la sua sottomissione, poi il crollo, dopo la forza di rialzarsi.
Chiunque farebbe il tifo per lei. Durante la lettura, è spontaneo dirle di
scappare, di non farsi schiavizzare, impaurire, di reagire e denunciarlo.
Forse, se non ci fossero stati Mirko e sua madre, lei non avrebbe avuto il
coraggio di farlo. Le denunce,
spesso, servono a poco o niente, prima che forze dell’ordine agiscano deve
scapparci il morto. Solo allora intervengono.
Mirko è un altro protagonista che piace. Nella
sua corazza burbera c’è un cuore sincero e delicato che sa ascoltare, aspettare, proteggere. È un’ancora di salvezza per
Emma.
Ho amato
Maria con i suoi vestiti sgargianti e il sorriso sul viso, tanto diversa dal
figlio. Presente senza essere invadente, non ha mai interferito con le scelte
di Mirko e di Emma.
Il romanzo è
scritto a POV alternati, di Emma e Mirko, in prima persona.
La scrittura
è fluida, piacevole, emozionante. Ogni parola è in perfetto equilibrio con
l’argomento trattato e sa arrivare al cuore del lettore.
Sono certa
non sia stato facile trattare un tema tanto comune, purtroppo, “la violenza sulle donne”.
L’uomo
picchia, poi si pente. La donna subisce e perdona. La donna è circoscritta in
quella vita che non le lascia scampo. Lui
manipola ogni suo respiro e a lei non rimane altro che soccombere. Questi
uomini violenti, spesso isolano la donna che rimane senza amici, senza il
supporto dei familiari. Questo isolamento rende più forte l’uomo violento e più
debole la partner. L’uomo continua a umiliarla, denigrarla, farla sentire una
nullità, fino ad annientarla per
renderla incapace di prendere qualsiasi iniziativa, di compiere qualsiasi
azione non sia ordinata da lui. La donna diventa una bambola di stoffa, una
marionetta da manovrare a proprio piacere. Reagire, a questo punto, diventa
impossibile.
Dove vado?
Con chi parlo? Chi mi crederà? Cosa farà la polizia? Il solo pensiero di non
essere credute, di essere giudicate, fa desistere le donne dal denunciare.
Il messaggio
è forte e chiaro. DENUNCIATE, non
vergognatevi. Non è colpa vostra se esistono uomini stronzi che non sanno
trattare una donna come merita. Nessuno sbagliata così tanto da essere
picchiata, minacciata, violata nel corpo e nell’anima.
Questo romanzo è un colpo al cuore. Una delle
letture più belle di quest’anno difficile.
Mi sono
chiesta, durante la lettura, se in questo periodo di “clausura” dovuto al
Covid, ci sono state donne costrette a vivere con uomini violenti. Uomini che
non andavano a lavoro e restavano a casa con loro. Come si sono comportati? Che
cosa è successo tra le mura domestiche?
Se ci penso
sto male…
Non perdetevi
questa lettura che consiglio vivamente.
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