Titolo:
La cercatrice di corallo
Editore:
Rizzoli
Genere:
Narrativa
Data di
pubblicazione: 23 gennaio 2018
Pagine:
239
SINOSSI
Achille e Regina si incontrano per la prima
volta nell'estate del 1919, di fronte alle acque spumeggianti di una Sardegna
magica. Regina dona ad Achille un rametto di corallo rosso come il fuoco, il
più prezioso, con la promessa che gli porterà fortuna. Anni dopo, quella
bambina è diventata una delle più abili cercatrici di corallo; quando si tuffa
da Medusa, il peschereccio di suo padre, neanche l'onda più alta e minacciosa
la spaventa. Lei è come una creatura dei mari ed è talmente libera da non avere
mai conosciuto legami. Finché, un giorno, la sua strada si incrocia di nuovo
con quella di Achille: nel viso di un uomo ritrova gli occhi del ragazzino di
un tempo. A travolgerli non è solo un sentimento folle, ma anche un passato
indelebile. Le loro famiglie, infatti, sono legate a doppio filo da rancori e
vendette ed è in corso una guerra senza ritorno. Spesso non basta l'amore per
cambiare un destino che sembra già scritto. Ma l'unico modo di scoprirlo è
provarci, fino all'ultimo… Vanessa Roggeri ci racconta una terra densa di
tradizioni con una scrittura traboccante della forza e della determinazione di
chi in quell'isola ci è nato. Il ritorno di un'autrice che con le sue storie di
passioni ha emozionato migliaia di lettrici.
La
storia ha un sapore antico, fatto di leggende e superstizioni. Ambientate in
una Sardegna del 1919, racconta la storia della famiglia Derosas.
Da una
parte, troviamo Dolores, vedova con
ben otto figli da mantenere. Cerca aiuto dal cugino del marito, Fortunato Derosas, lui se la passa bene
e fa il “corallaro”. Lui si gode i risparmi accumulati in tanti anni di duro
lavoro, passato a strappare i coralli dalle rocce marine e continua a
guadagnare.
Dolores,
invece, è una donna orgogliosa e le
costa molto umiliarsi davanti al rancoroso parente. Tra i due, per ragioni
precedenti, non scorre buon sangue: motivo dell’astio, i terreni ereditati anni
addietro.
Quei
terreni sono infruttuosi, inutili e lei non sa cosa farsene, soprattutto quando
Fortunato le nega l’aiuto richiesto. Lei giura vendetta. Non sapeva né come né
quando, ma prima o poi Fortunato Derosas avrebbe pagato per la sua superbia e
spietatezza.
Tra
tutti i figli, Dolores ha un occhio di riguardo per Achille, il secondogenito.
“Era
fatto così il suo Achille: quando gli nasceva un sentimento,
di
qualunque natura esso fosse,
gli si
aggrappava alla carne come l’edera e cresceva,
diventando
difficile da estirpare se non dopo
una
lunga tribolazione che coinvolgeva corpo e anima in egual misura.
Tenebra
o luce, morte o vita, odio o amore:
per
Achille Derosas non esistevano mezze misure”.
Una
leggenda dice che tra quei terreni infruttuosi, c’è una caverna in cui è
nascosto un tesoro. In realtà, quel tesoro, è il “guano” di pipistrello, un
concime prodigioso che vale una fortuna. Nessuno avrebbe mai creduto che
Dolores, donna sola e indigente, sarebbe stata capace di realizzare qualcosa di
grande. Con la vendita del guano, lei guadagna molti soldi e riceve rispetto.
Questo
non le basta. Più si arricchisce, più la sete di vendetta aumenta. Lei vuole
vendicarsi e lo fa toccando il punto debole di Fortunato, la cosa più preziosa
che ha: sua figlia Regina, la cercatrice
di corallo…
La
storia narra di antichi rancori tra
famiglie, la leggenda del corallo
rosso che “porta fortuna se lo regali”, oppure quella del corallo bianco che
“può esaudire i desideri”.
Racconta
anche di un grande amore, tra Achille e
Regina. Un amore puro e sincero che niente ha a che fare con le faide
familiari. Un amore che poteva unire le due famiglie e far cessare i vecchi
rancori, le accuse e le vendette. Invece non riesce a compiere il “miracolo”.
“La
cercatrice di corallo”, narra di credenze, miti e leggende, superstizioni e
vendette che appartengono alla Sardegna, terra di inestimabili ricchezze e
grandi potenzialità. Insegna anche una cosa: che la vendetta non porta nulla di buono, causa dolore, perdita e
sconfitta.
Un romanzo dolceamaro che
non si allontana dai precedenti libri scritti dall’autrice. Lo stile è
piacevole, accurato, carico di ricerche e documentazioni.
Ambientato
in una Sardegna antica, l’autrice continua a parlare di miti e leggende. Ognuno
scrive ciò che sente dentro di sé. Evidentemente lei ha una passione per queste
credenze popolari, raccontate dalla nonna. È affascinata dalle leggende
ancorate a questa terra che sembra
sempre antica, come se non riuscisse a stare a passo con i tempi.
Piacevole.
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