SCHEDA TECNICA:
Autore: GIADA STRAPPARAVA
Titolo: L’EGOISMO DEL RESPIRO
Editore: LETTERE ANIMATE
Genere: THRILLER PSICOLOGICO
Data di pubblicazione: 2015
Pagine: 303
SINOSSI
Cuoco in una tavola calda a Sacramento, ottimo amico per i
colleghi e quasi un figlio per i titolari. Una vita normale e soddisfacente se
non fosse per l’innato istinto omicida e un personale senso di giustizia:
Colton Miller è un’anima selvaggia, che ama uccidere i peccatori e che si
diverte a cercare lo sgomento negli occhi delle sue vittime, decifrandone gli
ultimi inutili pensieri; un’ombra tormentata dagli orribili e confusi ricordi
d’infanzia, in cui la violenza tocca gli apici dell’inconscio e si mischia
all’angoscia più profonda. Ma il passato non è l’unica cosa da cui scappare.
c’è qualcos’altro, lì fuori: una minaccia. Un’entità che inizia a tormentarlo;
qualcuno disposto a schiacciare chiunque si metta sulla propria strada. In
tutto questo chi è la vittima e chi il carnefice? Ma soprattutto, dove finisce
l’angoscia e inizia il piacere?
La mia recensione
Noah Pettisson non esiste più. Al suo posto c’è Colton
Miller, un uomo di trentaquattro anni che vive a Sacramento. Del suo passato
non c’è traccia, non ricorda molto. Oggi è il cuoco dell’Hall Bar ed è
sieropositivo, racchiuso nella sua sfera d’odio e presunzione. Per Bill, il suo
capo, è come un figlio. Colton conduce una doppia vita: sa essere un amico e
collega socievole e premuroso, ma anche un assassino crudele e spietato.
Due anni prima scopre di avere l’HIV: da quel giorno non ha
pietà per nessuno.
Non sopporta alcuni atteggiamenti umani, quindi si fa
giustizia da solo. A volte si limita a “infettare” le vittime che ha preso di
mira, in modo da assicurargli una morte lunga e dolorosa.
“Le persone non sono mai in grado di
accontentarsi, continuano a creare un processo basato su una continua
produzione di desideri, che soddisfano un sistema fasullo e manipolato e io non
feci altro che eliminare alle persone una preoccupazione.”
Uccide le persone perché non riescono ad accontentarsi, vogliono
sempre di più e non sono mai appagate. Le persone sono consumate dall’amor
proprio: egoismo.
Colton si considera onnipotente, ma qualcuno lo è più di lui.
Trascorrono quattro anni.
Pur sapendo di non doversi fidare del genere umano, Sarah
riesce a far breccia nel suo cuore. Coloton non vuole farle del male e le
risparmia il contagio usando il preservativo. Oltre a Sarah, nella sua vita
riceve affetto da altre persone: il suo capo Bill, sua moglie Teresa e
Benjamin.
Quest’ultimo è un uomo solo, vedovo, che ha una buona
amicizia con Bill e, di recente, anche con Colton.
Nonostante i terribili crimini che è capace di commettere, Colton dimostra un lato di sé molto tenero: è dolcissimo con la piccola Tania, figlia del
collega Willy.
“Non sono cose che si possono programmare i
sentimenti.”
Ogni tanto, - basta una parola, una frase o un rumore –,
Colton ha dei flash back del suo passato: ricorda l’infanzia in collegio, le
visite dalla zia Lily e altri particolari emergono pian piano.
A Sacramento, però, lui non è l’unico serial killer. Si
parla di un assassino che mangia parti delle proprie vittime: un killer
cannibale. Colton non è al sicuro perché è stato preso di mira, riceve messaggi
di morte.
Chi sarà più forte? Chi più debole?
Innanzi tutto abbiamo a che fare con un protagonista
psicologicamente instabile. Molti dei suoi comportamenti attuali sono frutto di
un’infanzia difficile, fatta di abusi e abbandono. La madre è una donna debole,
fragile, facilmente manovrabile. Il padre è uno psicopatico violento e malato.
Colton Miller non ricorda tutto, ha cancellato gran parte
del suo passato a causa di una ferita alla testa. Quando, però, i ricordi si
fanno vivi, gli sale una rabbia incontrollata che sfoga verso le sue vittime.
Rabbia e ira sono sentimenti repressi che non riesce a gestire: qualcuno deve
pagare, lui deve portare avanti il suo progetto. Deve convivere con il suo lato
cattivo, con l’altro uomo che è dentro di lui ma che non è lui.
I sentimenti non erano previsti, interferiscono con il suo
piano.
Chi è, realmente, Colton Miller?
Vittima o carnefice?
Considero questo
romanzo molto valido, nello stile dell’icona del brivido Mary Higgins Clark. È la
mia autrice preferita nel genere thriller psicologico, che riesce a creare dei
personaggi assolutamente malati e psicopatici, con i loro risvolti mentali
deviati.
Anche in questo caso, la suspense non manca e ogni frase è
scritta per un motivo sensato. Nulla è lasciato al caso. I personaggi che
ruotano intorno a Colton, hanno un ruolo ben preciso nella storia.
Devo ammettere che a metà del libro avevo capito di chi non
doveva fidarsi Colton. Ero curiosa di sapere come l’autrice avesse scritto il
finale. Mi rendo conto che per molti possa essere un colpo di scena ben
strutturato, lo è anche per me. Infatti, pur avendo già chiaro chi era a
minacciare Colton, non ho trovato la conclusione banale.
Forse, però, ho letto troppi libri e questo mi penalizza sui
finali. È difficile sorprendermi e dire: “non ci sarei mai arrivata!”
Comunque, devo ammettere di aver letto con estrema
attenzione questo romanzo, valutando ogni mossa di qualunque personaggio
presente. I conti tornano.
Alcune scene sono davvero macabre, plausibili con il
contesto raccontato. Nel corso della vicenda narrata, emerge la fragilità di
Colton che, inizialmente sembrava più “cattivo”. A volte fa paura, altre ha paura.
Inizia a dubitare sulla propria onnipotenza e sa che in giro c’è qualcuno più forte e
determinato di lui.
Decide di iniziare una nuova vita: ha finito con il crimine.
“In mezzo all’ombra ho trovato la mia luce.”
È proprio nel momento di debolezza che veniamo attaccati.
Chiunque di noi, quando abbassa le difese, viene colpito spietatamente da chi è
più forte, più crudele e meno vulnerabile. C’è sempre qualcuno migliore o
peggiore di noi. A volte siamo ciò che gli altri ci fanno diventare. Noi
vorremmo essere buoni, ma alcune situazioni e persone riescono a tirare fuori
il peggio di noi … a volte anche il meglio. Dipende.
A Colton è
andata così.
Questo è il
messaggio che ho dedotto leggendo questa storia. Non so se è lo stesso
che intendeva trasmettere l’autrice, ma ognuno è capace di estrarre i propri
insegnamenti da ciò che legge.
Lo stile è
scorrevole e accattivante. L’autrice dimostra di essere scrupolosa nelle
descrizioni, eppure mai noiosa. La storia è un continuo evolversi di
avvenimenti cruciali, che spinge il lettore ad arrivare alla fine senza
interruzioni.
Se avete
trovato errori di battitura, refusi e altri difetti grammaticali, sappiate che
l’autrice sta apportando le correzioni necessarie.
Consiglio
vivamente la lettura di questo romanzo dai risvolti psicologici interessanti e
dalle cruenta tipologia di delitti.
GIADA STRAPPARAVA |
Biografia
Giada
Strapparava nasce il 21 Giugno del 1994, in provincia di Verona. È una grande
appassionata di criminologia, mentalismo, medicina legale e naturopatia. L'egoismo
del respiro è il suo romanzo d'esordio.
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