giovedì 26 gennaio 2017

JD Hurt: Stolen 1 - Dark Necessities Series



Autore: JD Hurt
Titolo: Stolen 1 – Dark Necessities Series
Editore: Self Publishing
Genere: Dark Romance
Anno di pubblicazione: 2016
Pagine: 276

SINOSSI
E' stato la mia salvezza, il conforto la gioia nel dolore più atroce. Ora è divenuto l'incubo, il buio. Il mostro che cova nell'ombra.
E' stata l'amore dell'infanzia, la bimba che consolavo dalle angherie della mia matrigna. Ora è tutto ciò che odio. Ora voglio solo vederla distrutta.
Andrew e Shiloh. Quando l'amore si trasforma in odio.

Nota dell'autrice: Stolen è il primo capitolo di una duologia dark dedicata alla storia di Shiloh. La duologia Stolen farà parte della Dark Necessities Series.



La storia è narrata in prima persona da Shiloh, a volte da Andrew e, infine, anche da West.
Shiloh è la protagonista indiscussa.
Il romanzo inizia con lei bambina. All’età di dodici anni è stata “comprata” dai Thompson. Sono persone ricche e lei pensa di essere salva. Crede che sarà amata da quelle persone generose e gentili che l’hanno scelta per adottarla.
Presto, i sogni di Shiloh diventano una realtà crudele: Virginia, “la padrona”, la odia profondamente e John, “il padre”, la ama in maniera oscena.

“Le frustate fanno male; Virginia mi smonta pezzo per pezzo giorno dopo giorno.
Ma lui. Lui mi ha annientata”.

L’unica persona, in quella famiglia malvagia, che riesce a essere gentile con Shiloh, è il figlio della coppia: Andrew.


Andrew ha quattordici anni e non capisce perché sua “sorella” debba vivere nello sgabuzzino come un’emarginata, una schiava. Non fa parte anche lei della famiglia? Lui le vuole bene, bene davvero e crede che anche suo padre la ami molto, ma non sa che quell’amore è malato, impuro, sbagliato.
Shiloh, seppur dispiaciuta di lasciare Andrew, capisce che se vuole salvarsi, deve scappare da quella famiglia.
Senza dimenticare mai che Shiloh è un’orfana messicana, affronta un viaggio verso New York rischiando la vita. Entra come clandestina, ma riesce a procurarsi dei documenti falsi.
Si ricostruisce una vita. Ha tanti progetti. All’orizzonte vede un futuro. Spera. Lotta. Combatte senza arrendersi mai.
Sei anni dopo, Shiloh è iscritta in un’università di New York. Vive all’interno del campus e lavora nel bar dell’università. Subito fa amicizia con Marcia, la figlia del rettore. A Shiloh piace la loro amicizia, ci crede, si fida. Con lei riesce a essere spensierata, come una ragazza normale, non un’emarginata sociale, non più Slave (schiava) come la chiamavano i Thompson.
Divide la camera con l’odiosa Claudia, figlia di persone ricche, un tantino snob, altezzosa e arrogante. Shiloh percepisce odio nei suoi confronti da parte di Claudia e non ne capisce il motivo.
Questo è il momento della rivincita sulla vita. Shiloh conosce West, un ragazzo dolce e gentile che riesce a farla sentire sicura, protetta, a suo agio con lui accanto. West è il sole che rischiara e scalda la sua fredda e buia vita. Lo definisce: “Il mio sole, la mia speranza”.


Parliamo di Andrew.
Andrew amava profondamente Shiloh e quando lei è scappata di casa, lui ha provato una profonda delusione, un senso di abbandono difficile da colmare.
“L’amavo di un’adorazione che mi avrebbe indotto ad attraversare oceani in tempesta per lei. Così come oggi la odio. Tanto da gettarmi nel fuoco per averla fra le mani. Tanto da attraversare l’incendio del Mad Coffe per poterla ridurre io stesso in cenere. Povero pervertito che sono diventato. Per colpa sua, sempre per colpa sua”.

Andrew, nella sua vita ha frequentato gente poco raccomandabile, ma l’alta posizione sociale gli perdonava e permetteva di fare qualunque cosa, anche cercare Shiloh. La vuole trovare per vendicarsi del dolore che ha inflitto a lui e alla sua famiglia.
Andrew, da adolescente dolce e protettivo, si è trasformato in una bestia senza eguali. Le dà la caccia per distruggerla, ferirla, umiliarla. Vuole che Shiloh diventi la sua Slave. La sua schiava.


Shiloh e Slave. Una persona, due personalità.
Quando rivede Andrew, lo riconosce subito, non lo ha mai dimenticato. È l’unica persona che le ha voluto veramente bene. Ma quello che si trova davanti, non è più il suo Andrew. Ha gli occhi sprezzanti, la voce che impone ordini e le sue parole feriscono, tagliano, spezzano.
Se Shiloh è in lotta tra essere se stessa o essere Slave, Andrew è in lotta tra l’amore che provava per lei e l’odio in cui si è trasformato quel sentimento.

“Se la toccherò andrò in pezzi.
Se la toccherò ricorderò tutto.
Quanto le volevo bene, quanto era il mio mondo”.

Come finirà tra loro?
Il personaggio di Shiloh è semplice da capire quanto complesso da interpretare. Per lei si prova subito empatia, affetto, voglia di abbracciarla e proteggerla. Poi subentra quella rassegnazione in lei, che la piega, la fa sottomettere. È pronta a sopportare tutto, purché non si sappia che lei è una clandestina. Perché permette a Andrew di farle del male? Perché non lo odia, visti i trattamenti violenti che le sta riservando?
Andrew è un mostro. Lo hanno fatto diventare così. Lui è pieno di rancore egoistico. Non sapeva cosa succedeva realmente in casa sua. Crede che Shiloh sia una ragazza ingrata, che non ha apprezzato la gentilezza di essere stata accolta in casa sua. Questo odio profondo che nutre nei confronti della ragazza, rispecchia l’ambiente in cui è vissuto, ma non si è mai posto la domanda: che cosa l’ha spinta veramente a scappare? Voleva salvarsi da qualcosa che la distruggeva? Io potevo fare qualcosa per salvarla?
Nell’insieme, questa storia oscura è coinvolgente. L’ho trovata molto interessante, l’idea e la trama funzionano bene. Tutto il contesto è ben elaborato. I sentimenti sono ampiamente espressi. Ecco, forse troppo. Ci sono momenti in cui i discorsi sono inesistenti e le riflessioni di Shiloh troppo dilungate. Forse lì avrei tagliato qualcosa. Per il resto, ogni pagina è una sorpresa, soprattutto il finale ha un colpo di scena che mai mi sarei aspettata. Nel novanta per cento dei casi, so già il finale. Questa volta, non ci sarei mai arrivata. Avevo intuito molte cose, come ad esempio che il tutor di Shiloh era Andrew, ma non quel finale. Che poi, vi ricordo, non è il finale, perché la storia ha un seguito.
Ho anche apprezzato la scelta di concludere la prima parte in questo modo. Al lettore rimangono molte domande in sospeso e spero che troveranno le risposte nel prossimo volume.
Complimenti all’autrice.
Leggetelo e non ve ne pentirete.




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