Autore:
Francesco Carofiglio
Titolo:
Voglio vivere una volta sola
Editore:
Edizioni Piemme
Genere:
Narrativa
Anno di
pubblicazione: 2014
Pagine: 99
SINOSSI
La vita di Violette è uguale a quella di tante
bambine. Due fratelli, Jean e Augustin, una madre premurosa, un padre
completamente assorbito dal lavoro. Un cane, Javert, conosciuto per caso e
amato all'istante. E tante case: la prima a Roma, poi a Parigi, infine a
Plouzané, in Bretagna, a pochi metri dal mare, il posto migliore per curare le
ferite dei sogni non realizzati. Le giornate di Violette corrono leggere, come
quelle di tanti bambini, tra passeggiate, chiacchiere, giochi e letture. Le
notti sono diverse. Perché Violette non dorme, cammina al buio, i piedi scalzi,
l'abito celeste. Riempie le ore contando i libri dei genitori,
tremilaottocentosettantotto per l'esattezza, sistema tutti i ricordi nel
"ricordario", per non perderli più. E ogni giorno guarda il mondo e
lo vede cambiare, le persone vanno a una velocità differente, crescono,
invecchiano, spariscono. Invece lei rimane sempre la stessa, le stesse mani, lo
stesso viso. Perché Violette è la bambina che non c'è. Non è mai nata, è il
desiderio perfetto di tutti loro, mamma, papà, Jean e Augustin. Eppure vive,
ride, corre, esiste, almeno fino a quando qualcuno continuerà a pensarla. Sul
confine magico che divide la realtà dal sogno, Violette ci racconta il suo
mondo con una leggerezza allegra e malinconica, raccogliendo gli attimi, le
emozioni e i gesti che nessuno riuscirebbe mai a immaginare.
Violette non
è mai nata, ma è fortemente voluta da tutti.
Emma e
Léonard sono i genitori di Jean e Augustin. Sono anche i genitori di Violette,
in qualche modo.
“Smetterò di esistere
quando l’ultimo di loro smetterà di pensarmi.
Quando si saranno definitivamente dimenticati
di me, io non ci sarò più.
Credo che andrà così. (…)
E chi lo dice che quando uno non c’è più
smette di pensarti?”
Ho trovato
la trama interessante e molto originale. Il titolo e la cover, incuriosiscono
la lettura. La storia narrata non è molto lunga, eppure sembrava non finire
mai.
L’inizio
piace. Cattura. Poi non succede niente.
Una famiglia
come tante e il “fantasma” di una bambina che non è mai nata, accompagna i
giorni e le notti dei protagonisti. Mentre le vite di tutti vanno avanti, lei
rimane sempre bambina. Una bambina che non c’è.
Se ci penso,
fa impressione.
Violette non
è nata, ma Emma e Léonard volevano una figlia femmina. Invece hanno avuto due
maschi. L’idea di quella bambina è rimasta nei loro pensieri, nei loro
desideri. Per questo “viveva”.
Non mi ha
emozionato. Non mi ha trasmesso niente. È una storia bella, raccontata in modo
semplice. Troppo sterile. Mi aspettavo qualcosa di più. Un coinvolgimento
maggiore.
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