Autore: Wulf Dorn
Titolo: Phobia
Editore: Corbaccio
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2014
Pagine: 321
SINOSSI
L’uomo che Sarah trova in casa non è
suo marito Stephen. Eppure indossa gli abiti di Stephen, ha la sua valigia, ed
è arrivato fin lì con l’auto di Stephen. Sostiene di essere Stephen, e conosce
particolari della loro vita che solo il marito di Sarah può conoscere. Per
Sarah e per Havery, il figlio di sei anni, inizia un incubo atroce, anche
perché lo sconosciuto scompare così come era apparso e nessuno, tantomeno la
polizia, crede alla sua esistenza. Sola e disperata, Sarah si rivolge all’amico
Mark, psichiatra che conosce gli abissi dell’animo umano. Insieme, inizieranno
a indagare, mentre il misterioso sconosciuto è sempre un passo avanti a loro e
sembra divertirsi a tormentarli…
Chi è? Che cosa vuole da Sarah?
Sarah Bridgewater aveva una carriera ben avviata, ma l’arrivo di una promozione le incute
la paura di fallire, non essere all’altezza, deludere le aspettative. Questo
disturbo fobico, apparso all’improvviso, però, potrebbe avere delle origini che
lei si rifiuta di vedere e accettare.
Quando il figlio le dice di aver
visto un uomo alla finestra, lei è certa si tratti dei rami di un albero, ma i rumori al piano di sotto la insospettiscono e si trova faccia a faccia con uno
sconosciuto, vestito con gli abiti di suo marito. Un uomo a conoscenza di
particolari che solo lei e Stephen possono sapere, come anche la sicurezza con
cui gira per la cucina.
Chi è quest’uomo e che fine ha fatto Stephen?
Intanto, quando si legge un thriller,
è naturale che i lettori cerchino di individuare il “colpevole” cercandolo tra
i vari personaggi che appaiono tra le righe.
Qui, il colpevole, appare fin da
subito, ma senza identità. Un signor Nessun che resterà così, fino alla fine.
Solo alla fine si scoprirà il perché
del suo “gioco” con Sarah, quella voglia di metterle paura, di spronarla a
cercare la verità su suo marito. Perché solo mettendosi in gioco, può superare
le sue phobie. Forse, trovarsi di
fronte alla realtà, una realtà che non puoi ignorare, potrà permetterle di liberarsi
delle sue paure.
Ciò che vuole il signor Nessuno è che
lei si misuri con la propria paura, la
affronti e la superi.
Ogni personaggio, inoltre, si trova
di fronte alle proprie paure: Stephen, Mark e perfino il signor Nessuno.
L’intervento di Mark, non lo ritengo fondamentale al fine dello svolgimento della
storia, ma proprio su lui è concentrato l’epilogo, lasciando intendere in un
seguito che lo riguarderà.
I capitoli sono brevi e questo incita
il lettore a proseguire ma, a volte, sono confusi, in quanto – da capitolo a
capitolo – si salta da un personaggio e una scena, ad altri personaggi e altre
scene. Questo spostamento crea una mescolanza di episodi che, a me
personalmente, disorienta e disturba.
Nonostante questo, la scrittura è
piacevole, attira l’attenzione, è interessante, anche se mi aspettavo più
introspezione psicologica nei personaggi. Invece è il lettore che deve trovare
le chiavi, l’insegnamento, che credo sia questo: La vita è una e non dobbiamo sprecarla.
“Purtroppo la maggior parte della
gente impara
ad apprezzare la vita sono in punto di morte.
Le persone non fanno
che lamentarsi per delle stupidaggini.
Sono sempre insoddisfatte.
Vogliono
raggiungere il benessere e,
anche quando hanno la pancia piena,
continuano a
lamentarsi perché forse qualcun altro
ha mangiato più di loro.
Perdono di vista
le cose che contano davvero.
Ogni giorno della nostra vita è un dono,
ma solo
pochi me sono consapevoli.
La gente calpesta la felicità, perché non la vede”.
Non ho trovato colpi di scena che
stupiscono, sebbene la trama sia intricata.
Nel complesso è un bel thriller, anche
se le motivazioni del signor Nessuno, mi sembrano poco credibili.
Un uomo che fa del male, perché vuole fare del bene.
La frase sembra un controsenso ma, in
qualche modo, è questo che accade.
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