ZAIRA LUCARIELLO
presenta...
Autore: Zaira Lucariello
Titolo: "Risveglio"
Serie: 2° volume della trilogia "In Equilibrio"
Genere: fantasy romantico \ "genere della vita"
Editore : Youcanprint
Pagine: 272
Prezzo Cartaceo : ufficiale 18,00 - disponibile su LaFeltrinelli e IBS in
superofferta
Prezzo Ebook: ufficiale 0,00 - disponibile su Amazon a 0,99
Data di uscita: Agosto 2015
Sinossi:
Segnata da un destino che la mette costantemente alla
prova, Nike è caduta nell’incontro proibito profetizzato da Fredegonda, un
incontro che stravolgerà nuovamente il suo mondo interiore e metterà
pericolosamente a repentaglio la sua incolumità. Mentre la sua vita ricercava
un equilibrio a Kenai, un’altra, a sua insaputa, tentava di ristabilire il
proprio a cavallo tra un’identità perduta e un’altra da ricostruire. In un incredibile
salto nel passato, il mistero di Cold Heaven Mountain ci schiude le sue porte,
presentandoci adeguatamente il risveglio del suo eroe inaspettato, il quale
farà della cattura della prescelta la sua unica missione. La guerra più nefasta
che il mondo potesse temere è alle porte, Nike sarà in grado di scovare dentro
di sé il coraggio e la forza di fronteggiare queste minacce incombenti?
Il ritorno del passato, il duello decisivo con il male
incarnato, i comandi e le scelte del cuore di una giovane donna dominata dalle
passioni, sono gli ingredienti di Risveglio, il secondo romanzo che
continua a mantenere alta la tensione della misteriosa e affascinante
trilogia “In Equilibrio”.
Altri dati...
Biografia: Zaira Lucariello è nata a Napoli nel 1993, diplomata
al Liceo Classico, è iscritta all’Università degli studi di Napoli
“L’Orientale” e attende all’ultimo anno del corso di laurea triennale “Lingue,
letterature e culture dell’Europa”. Attualmente vive ancora con la famiglia ma,
in seguito alla laurea, prospetta il trasferimento a Berlino con il compagno,
Andrea.
Presentazione del romanzo:
Reputo "Risveglio" di gran lunga superiore a "Genesi",
forse è il mio preferito di tutta la trilogia. C'è una fortissima introspezione
psicologica, un profondo viaggio interiore tra due identità che si combattono
inconsapevolmente. Generalmente, le donne hanno un animo più intricato rispetto
a quello degli uomini, ma in questo caso non so se si possa dire lo stesso:
l'eroe di Cold Heaven Mountain sarà una sorpresa (forse) per tutti i lettori,
non tanto la sua comparsa in queste vesti, quanto la sua trasformazione nel
corso della vicenda. "Risveglio" rappresenta il nodo centrale della
storia, è la miccia che genera lo scoppio centrale, ma che allo stesso tempo
getta le basi per il raggiungimento del traguardo finale: l'equilibrio.
Estratto:
Rimanemmo giorni e notti chiusi in quella dannata stanza, le uniche pause
che avevo erano quelle per dormire e per nutrirmi, ma andava bene così, non
desideravo altro.
Kellar aveva allontanato dalla sala tutti gli altri guardiani, insistendo
su quanto quello fosse un percorso che dovevamo affrontare da soli: la mia
formazione necessitava di estrema segretezza.
Volevo essere il migliore, volevo diventare grande e volevo che tutti
sapessero chi fossi. Non pensavo a nient’altro che a come uccidere la
prescelta, a come avrei guidato i guardiani per cercarla, a come avrei messo
fine a quella sordida guerra, portando onore a mio padre, ai re ed a tutti i
caduti.
Kellar annotava ogni mio progresso, s’accertava che seguissi
scrupolosamente la tabella di marcia. Era un insegnante severissimo e voleva
che io diventassi come lui: così come fortificava il mio corpo, plasmava la mia
mente e il mio linguaggio all’indifferente egoismo. M’incitava durante gli
esercizi, esaltava i passi avanti che compivo, mi insultava vergognosamente non
appena commettevo un errore e talvolta mi colpiva come un cane, in modo da
scatenare una mia reazione che non sempre riusciva a mantenere i limiti della sottomissione.
In quel caso, ovviamente, altre botte.
A volte lo odiavo, eppure le sue sadiche imprecazioni mi rendevano più
aggressivo, mi spronavano a dare di più.
Kellar non poteva dirsi un padre affettuoso, non penso sapesse cosa fossero
le esternazioni sentimentali e d’altronde neanche io le conoscevo (o
quantomeno, non ricordavo di averle mai provate), ma in compenso almeno lui era
forte, un uomo d’onore e dal carattere autoritario. Se lui era diventato così
anche senza i sentimenti, mi convinsi di poterne fare anch’io a meno. Il
nostro legame tuttavia era estremamente forte, un miscuglio di amore e odio,
che respirava la stessa ambizione a diventare grandi e invincibili.
Gli allenamenti a sfida erano quelli che preferivo: ci confrontavamo ogni
sera nella nostra piccola battaglia privata, maestro contro allievo; era
l’unico momento in cui avevo il permesso di colpirlo e atterrarlo… Anzi, più
che una concessione era un vero e proprio dovere, in quanto il contrario
implicava insulti e critiche sarcastiche.
In uno di quei duelli provai a intraprendere con lui il delicato argomento
dei sentimenti, ma la risposta fu quella che mi aspettavo: mi mise in guardia
con fare minaccioso dall’amore e, riguardo la donna, disse che era un essere
pericoloso, dato che, tramite lo svelamento della sua femminilità, era in grado
di strappar via il controllo persino ai più astuti.
«Non bisogna neanche parlare di queste cose, Velkan. Concentrati
sulla tua spada, piuttosto!»
Mi colpì senza pietà con la sua lama, ma il mio scudo raccolse il colpo
facilmente e mi permise una risposta adeguata che lo fece traballare.
«Conoscere il nemico mi aiuterebbe, padre! Vedete? Sono bravo nel
combattimento, la mia attenzione non ha ceduto.»
Si asciugò il labbro, non rispose. Roteò su se stesso con agilità,
trascinando con sé la lama luccicante, il mantello lo rendeva quasi elegante.
Si scagliò contro di me con una furia impietosa che mi gettò a terra, dopodiché
mi colpì ripetutamente per tre volte. La prima la parai, la seconda mi liberò dello
scudo, la terza mi disarmò.
Trattenni il respiro, i suoi occhi di ghiaccio ridevano della mia sorpresa,
sorridevano ilari, convinti d’avermi ridicolizzato per l’ennesima volta. “No!”,
urlò il mio orgoglio in risposta. Quella volta gli avrei finalmente dimostrato
il mio valore.
Mentre lui mi puntava la punta della spada alla gola, lo colpii di striscio
con un calcio laterale che, piegandogli le gambe, lo costrinse a barcollare.
Feci forza sulla schiena e in un balzo fui in piedi, pugni in alto in posizione
di combattimento.
Dargli il tempo di pensare sarebbe stato folle.
Lo colpii dritto in volto, gli afferrai il polso e lo disarmai, ma proprio
quando il suo braccio era sotto il mio, mi chiuse il collo in una morsa
soffocante. Ridacchiò in un ghigno malefico. Credeva d’aver vinto, ma aveva
dimenticato quanto gli allenamenti avessero fortificato la mia muscolatura e
l’abilità di combattimento a mani libere. Gli diedi una testata, unica mossa
favorita da quella posizione, dopodiché, servendomi solo della schiena, lo
spinsi a terra, liberandomi dalla sua presa. Afferrai rapidamente le due spade
e gliele incrociai intorno al collo, in una stridente forma a forbice che lo
lasciò di stucco.
«Fine dei giochi!», la mia voce era un sibilo feroce e trionfante.
Kellar alzò le braccia, tossì e si ripulì un rivolo di sangue che gli scucì
le labbra rinsecchite.
«Complimenti, figliolo…», il sorriso beffardo però non l’aveva lasciato.
«Non c’è che dire, continui a stupirmi! Finalmente il tuo addestramento
comincia a dare i frutti tanto attesi!»
Avevo il respiro pesante, l’adrenalina mi scorreva nelle vene, provai quasi
il desiderio di ferirlo… Quella vittoria mi fece sentire così potente, che mi
sentii pronto ad affrontare da solo un esercito intero.
«Velkan, il combattimento è finito. Potresti liberarmi, adesso, campione?
Avrai sicuramente occasione di finire altri avversari…» Ricordandomi chi avessi
di fronte, abbassai immediatamente le lame e mi inchinai in segno di
rispetto.
«Perdonatemi, signore.»
Mi diede una pacca sulla spalla, «Nessun perdono è necessario a chi fa il
proprio dovere e tu, stasera, hai dimostrato di essere perfettamente in grado
di adempiere ai tuoi compiti. Sei sulla strada giusta, tra non molto sarai
pronto.»
Stavo per lamentarmi per l’ennesima volta di quell’infinita posticipazione,
che mi veniva rifilata ad ogni cenno di miglioramento… Mi chiedevo
costantemente quando sarebbe stato abbastanza.
Eppure quelle domande insofferenti non avrebbero mai osato oltrepassare le
labbra, poiché avevano troppa paura di bruciare la causa della loro origine.
Volevo vivere, ne avevo un bisogno sfrenato, ma dovevo fidarmi di
Kellar.
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